Diffusi i primi dati sui "gemelli spaziali". La permanenza nello spazio ha modificato il loro patrimonio genetico

di redazione 31/01/2017 SCIENZA E TECNOLOGIA
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Diffusi i primi risultati del programma Twins Study della NASA, che ha confrontato il patrimonio genetico dei gemelli astronauti Scott e Mark Kelly dopo la loro diversa esperienza in orbita. Secondo gli scienziati, ci sarebbero delle differenze nel DNA dei due fratelli.

Viaggiare nello spazio potrebbe modificare il patrimonio genetico degli astronauti. È quanto affermato pochi giorni fa dagli scienziati dello Human Research Program della NASA, che hanno presentato i primi risultati di un esperimento davvero unico: l’analisi degli effetti della microgravità sul DNA di due gemelli.

 Protagonisti assoluti sono Scott e Mark Kelly, due gemelli identici entrambi astronauti. I gemelli Kelly sono omozigoti, e quindi condividono lo stesso DNA. Inoltre, facendo lo stesso mestiere, hanno avuto una vita piuttosto simile. Ma c’è una grande differenza: Mark ha trascorso in tutto 54 giorni nello spazio, mentre Scott ha passato quasi due anni in orbita attorno al nostro pianeta, di cui un anno intero in una missione che si è conclusa lo scorso marzo.

 Questo ha ispirato la NASA ad attivare un filone di ricerca noto come Twins Study, studio sui gemelli, per trovare eventuali differenze biologiche tra i due Kelly prima e dopo l’ultima missione.

 E così, dal ritorno di Scott, gli scienziati hanno iniziato ad analizzare e confrontare i dati genetici dei gemelli, per trovare eventuali cambiamenti causati dalla microgravità.

 I primi risultati diffusi dalla NASA mostrano che effettivamente qualche differenza c’è: Scott, che ha passato molto più tempo nello spazio, presenterebbe rispetto a Mark alcune alterazioni nell’espressione genica e nella metilazione del DNA, ovvero quel meccanismo epigenetico usato dalle cellule per gestire appunto l’espressione dei geni.

 Nello studio sono stati considerati vari parametri prima, durante e dopo il viaggio: dalla lunghezza dei telomeri (le regioni finali di un cromosoma, composte da DNA altamente ripetuto) allo stato del microbioma (l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali di un organismo).

 Secondo i ricercatori, tutti i parametri analizzati risultano modificati nell’astronauta che ha trascorso più tempo in orbita.

 “Ma il valore più grande di questa analisi – commenta Andrew Feinberg, genetista della Johns Hopkins University School of Medicine – è mostrare che siamo stati in grado di farla. Non credo che prima le persone potessero realizzare che sarebbe stato così facile fare esperimenti di genomica sugli astronauti nello spazio.

''I dati sono così freschi che alcuni di essi sono appena usciti dalle macchine per il sequenziamento'', ha detto Mason. La sfida ora è comprendere quali dei cambiamenti osservati siano stati provocati dall'anno trascorso in assenza di gravità e quali a variazioni naturali. I primi dati indicano che i cambiamenti osservati nell'attività dei geni di Scott sono simili a quelli che sulla Terra sono dovuti a condizioni di stress, come modifiche nella dieta e nel sonno. Ma le variazioni di Scott sono più amplificate e potrebbero essere dovute allo stress causato dal mangiare cibo liofilizzato e dal dormire in assenza di gravità. Altri cambiamenti riguardano le strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, note per essere associate alla longevità. Contro ogni aspettativa in Scott, durante il volo spaziale, queste strutture si sono allungate rispetto a quelle del gemello.


''Aspettiamo la pubblicazione della ricerca, ma possiamo già dire che è una conferma di come l'ambiente possa influenzare i geni'' ha osservato all'Ansa il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata. Per il genetista è anche molto interessante che la lunghezza delle estremità dei cromosomi di Scott sia tornata nella norma dopo il rientro a Terra: ''anche se vanno visti tutti i dati per poter fare una valutazione, l'allungamento dei telomeri - ha osservato -  potrebbe essere stato un meccanismo di difesa delle cellule, attivato in risposta allo stress acuto''.

Ancora molti aspetti da chiarire
I dati indicano inoltre che anche una particolare modifica chimica del Dna, chiamata metilazione, in Scott è diminuita durante la permanenza nello spazio, mentre è aumentata in Mark nello stesso periodo. In entrambi, poi, la metilazione è tornata ai livelli precedenti al lancio: un altro cambiamento il cui significato resta da chiarire.


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